La religione, in ogni sua forma, rappresenta per molte persone una dimensione intima e spirituale. Le figure dei santi, considerate da tanti modelli di vita e di virtù, hanno svolto un ruolo importante nella storia umana, non solo in ambito religioso ma anche sociale. Tuttavia, è fondamentale ricordare che la religione non deve essere utilizzata come strumento politico. Confondere la spiritualità con fini di potere rischia di minare la sacralità che tali figure rappresentano, offuscando il loro esempio e dividendo le comunità.
Indipendentemente dal credo, il rispetto per i santi e per i defunti deve essere un principio universale. Anche chi non professa una fede religiosa può riconoscere che i santi erano persone che hanno affrontato le sfide della vita con coraggio e determinazione, proprio come chiunque di noi. Spesso, le loro vite erano dedicate al prossimo, alla giustizia, alla solidarietà e alla pace – valori che appartengono a tutti, credenti e non credenti.
I defunti, che siano santi o persone comuni, meritano rispetto. Non possono più parlare per sé stessi, e la loro memoria non deve essere strumentalizzata per scopi estranei alla loro vita o al loro messaggio. La memoria dei defunti rappresenta la nostra connessione con il passato e il nostro impegno verso il futuro. Utilizzare queste figure per giustificare interessi di parte distorce il loro ricordo e crea una frattura nella nostra società, che dovrebbe invece fondarsi su valori condivisi di rispetto e umanità.
In sintesi, la religione deve rimanere uno spazio sacro e personale, lontano dai giochi di potere. Le figure sante, così come i defunti in generale, meritano di essere ricordate per ciò che hanno realmente rappresentato: esempi di umanità, di sacrificio e di virtù. Sta a noi preservare questo rispetto e mantenere la loro memoria pura, senza strumentalizzazioni. Solo così possiamo costruire una società che rispetta le differenze e si fonda su principi autentici di rispetto reciproco.