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UIL – CGIL, tempo scaduto: aspettiamo la giusta transizione energetica

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Al termine della stagione estiva, ci saremmo aspettati un’accelerazione sui processi della
transizione energetica nella direzione del phase-out dal fossile, per giungere alla produzione di energia rinnovabile e sostenibile su un territorio sfruttato ben oltre il limite della tolleranza. Invece veniamo a conoscenza di incontri presso il Ministero dal quale sono state escluse le Organizzazioni Sindacali, incontri che prendono in considerazione metodi e sistemi di produzione energetica – come il riciclo di rifiuti – mai poste all’ordine del giorno e già rifiutate da istituzioni locali, parti sociali e associazioni cittadine.

Quasi un disperato tentativo di spaccare le sinergie prodotte che hanno portato alla presentazione di progetti che vanno dall’eolico off shore, alla logistica, alla ipotesi di realizzazione di un vero e proprio hub per la realizzazione delle strutture necessarie agli impianti eolici in mare ed altre attività, produttive e sostenibili, che possono e devono cambiare volto e vocazione al territorio di Civitavecchia.

Apprendiamo poi, dalla stampa, della recente costituzione di un coordinamento di imprese locali che, esprimendo preoccupazione per il futuro, chiede di rallentare il phase-out e di approfondire i progetti presentati. Non vediamo riferimenti, però, a nuovi investimenti di carattere industriale e ambientalmente sostenibili: è in quest’ambito che si trova la vera svolta occupazionale. Un esempio – ma altre idee sarebbero gradite – è l’HUB produttivo per l’eolico offshore e ci aspetteremmo un lavoro comune verso questa direzione. Non sorprende il silenzio di Enel sul futuro dell’impianto di Tvn. Ma torniamo a ribadire che non è accettabile nè che fuoriesca dal territorio senza alcun impegno, nè che si limiti a fare da semplice facilitatore di progetti mai realmente discussi con il territorio.

La continuità occupazionale, interesse cittadino, deve passare necessariamente da un impegno che Enel deve prendersi nei confronti di un territorio che ha sfruttato per 70 anni, attraverso lo smantellamento graduale dei tre gruppi e la relativa bonifica dell’area, per il tempo necessario ad agganciare le alternative che produrranno un vero sviluppo sostenibile per il territorio. Ora è il momento di cambiare ed investire su progetti ecosostenibili. La continuità occupazionale, interesse cittadino, deve necessariamente passare da uno smantellamento graduale dell’area, senza dimenticare la bonifica. Passando per questa via, il futuro imprenditoriale e occupazionale deve contemplare progetti sia logistici che industriali, ambientalmente compatibili, il tutto accompagnato da percorsi formativi e di riconversione rispetto ai nuovi fabbisogni previsti nella transizione energetica in atto.

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Al termine della stagione estiva, ci saremmo aspettati un’accelerazione sui processi della
transizione energetica nella direzione del phase-out dal fossile, per giungere alla produzione di energia rinnovabile e sostenibile su un territorio sfruttato ben oltre il limite della tolleranza. Invece veniamo a conoscenza di incontri presso il Ministero dal quale sono state escluse le Organizzazioni Sindacali, incontri che prendono in considerazione metodi e sistemi di produzione energetica – come il riciclo di rifiuti – mai poste all’ordine del giorno e già rifiutate da istituzioni locali, parti sociali e associazioni cittadine.

Quasi un disperato tentativo di spaccare le sinergie prodotte che hanno portato alla presentazione di progetti che vanno dall’eolico off shore, alla logistica, alla ipotesi di realizzazione di un vero e proprio hub per la realizzazione delle strutture necessarie agli impianti eolici in mare ed altre attività, produttive e sostenibili, che possono e devono cambiare volto e vocazione al territorio di Civitavecchia.

Apprendiamo poi, dalla stampa, della recente costituzione di un coordinamento di imprese locali che, esprimendo preoccupazione per il futuro, chiede di rallentare il phase-out e di approfondire i progetti presentati. Non vediamo riferimenti, però, a nuovi investimenti di carattere industriale e ambientalmente sostenibili: è in quest’ambito che si trova la vera svolta occupazionale. Un esempio – ma altre idee sarebbero gradite – è l’HUB produttivo per l’eolico offshore e ci aspetteremmo un lavoro comune verso questa direzione. Non sorprende il silenzio di Enel sul futuro dell’impianto di Tvn. Ma torniamo a ribadire che non è accettabile nè che fuoriesca dal territorio senza alcun impegno, nè che si limiti a fare da semplice facilitatore di progetti mai realmente discussi con il territorio.

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