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Scotto, quello che il cielo si aspetta

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Che tipo di potenza dovrebbe avere la tastiera di un computer? O il tratto di una penna? O più semplicemente il suono emesso da una bocca spalancata che urla? Quanto fiato e quanto inchiostro ancora dovrò sprecare per far sì che la coscienza della mia città si risvegli?

Una nebbia fitta e impalpabile sembra aver inghiottito ogni cosa. Anche il coraggio di dire la verità. La verità di un “sì” e quella per un “no” che ormai non ha più scusanti.

Karol Wojtyla è un Santo, il nostro Santo, come pochi il mondo ne ha visti negli ultimi decenni. E’ stato, ed è tutt’ora, un faro luminosissimo che veglia su di noi dall’alto.

Ho incontrato in questi ultimi due anni, politici, rappresentanti della Curia ed esponenti delle più svariate istituzioni. Con tutta la forza e la tenacia che avevo mi sono aggrappato a cancelli di sedi importanti, bussato ripetutamente a porte troppo spesso sbarrate e dato testimonianza della profonda importanza di consegnare a Civitavecchia una via che portasse il nome di quell’uomo unico e dal sorriso color del cielo che un giorno ha deciso di fermarsi da queste parti, e una statua a lui dedicata.

Ritengo che anche solo iniziare con una strada a lui dedicata possa essere l’inizio di una cooperazione con tutta l’amministrazione comunale, un segno tangibile di quello che si potrebbe costruire insieme.

Invece, il vento dell’ipocrisia mi ha sbattuto in faccia incartamenti, promesse e premesse mai mantenute e sostegni che in realtà poggiavano sul nulla. Ho riprovato a chiedere nonostante le difficoltà una, due e mille volte ancora ma senza che quel vento riuscisse a spalancare nemmeno una finestra. Ora, la mia mente corre veloce verso risposte che non trova. Dov’è finito l’onore di chi rappresenta la mia meravigliosa città? E il coraggio?

E la trasparenza?

Sono stati molti i rappresentanti della pubblica amministrazione ai quali, in tempi in cui ancora si poteva fare perché lontani dal virus, ho stretto fermamente la mano in accordo sul loro sicuro supporto.  Questa mia denuncia non vuole essere un attacco a nessuno né tantomeno a chi regola la burocrazia della mia città.

C’è però un buco profondo nella nostra sete di memoria e non verrà colmato finché non si darà la precedenza a ciò che veramente è importante. Contro chi si muove il potere? Contro di me o contro Giovanni Paolo II? Non mi è mai interessata la luce della politica, né ho mai utilizzato i miei progetti per scalare montagne di consensi da indirizzare verso il sogno di una poltrona. Non è stata questa la mia linea e chi ho incontrato in questi ultimi anni conosce bene il mio mandato e le mie intenzioni associative. La burocrazia molte volte nasconde le intenzioni negative di chi, nell’ombra, opera per ostacolare. Io, insieme alla mia Associazione Civitavecchia 2000 e alle splendide persone che ne rappresentano e costituiscono il Direttivo, non muoverò indietro nemmeno un passo, ma moltiplicherò questo mio grido insieme a tante altre voci.

Porterò avanti il mio progetto e mai mi stancherò finché non verrà onorata la memoria di San Giovanni Paolo II che io reputo essere un’arteria fondamentale della nostra storia ed un paradigma che nel tempo ci permetterà di camminare ancora una volta a testa alta. Ben consapevole della mole economica che prevedrebbe la costruzione e l’erezione di una statua in questo periodo tanto difficile per tutti, chiedo che venga intanto varato il piano semplice per intitolare una via a Civitavecchia. Aspetto quindi nuove risposte e promesse che so verranno presto mantenute da chi non ha mai smesso di credere in me e in questo mio progetto.

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Una nebbia fitta e impalpabile sembra aver inghiottito ogni cosa. Anche il coraggio di dire la verità. La verità di un “sì” e quella per un “no” che ormai non ha più scusanti.

Karol Wojtyla è un Santo, il nostro Santo, come pochi il mondo ne ha visti negli ultimi decenni. E’ stato, ed è tutt’ora, un faro luminosissimo che veglia su di noi dall’alto.

Ho incontrato in questi ultimi due anni, politici, rappresentanti della Curia ed esponenti delle più svariate istituzioni. Con tutta la forza e la tenacia che avevo mi sono aggrappato a cancelli di sedi importanti, bussato ripetutamente a porte troppo spesso sbarrate e dato testimonianza della profonda importanza di consegnare a Civitavecchia una via che portasse il nome di quell’uomo unico e dal sorriso color del cielo che un giorno ha deciso di fermarsi da queste parti, e una statua a lui dedicata.

Ritengo che anche solo iniziare con una strada a lui dedicata possa essere l’inizio di una cooperazione con tutta l’amministrazione comunale, un segno tangibile di quello che si potrebbe costruire insieme.

Invece, il vento dell’ipocrisia mi ha sbattuto in faccia incartamenti, promesse e premesse mai mantenute e sostegni che in realtà poggiavano sul nulla. Ho riprovato a chiedere nonostante le difficoltà una, due e mille volte ancora ma senza che quel vento riuscisse a spalancare nemmeno una finestra. Ora, la mia mente corre veloce verso risposte che non trova. Dov’è finito l’onore di chi rappresenta la mia meravigliosa città? E il coraggio?

E la trasparenza?

Sono stati molti i rappresentanti della pubblica amministrazione ai quali, in tempi in cui ancora si poteva fare perché lontani dal virus, ho stretto fermamente la mano in accordo sul loro sicuro supporto.  Questa mia denuncia non vuole essere un attacco a nessuno né tantomeno a chi regola la burocrazia della mia città.

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